I Malavoglia

I Malavoglia è il titolo del romanzo più conosciuto dello scrittore siciliano Giovanni Verga, pubblicato a Milano dall'editore Treves nel 1881. Il romanzo narra la storia di una famiglia di pescatori che vive e lavora ad Aci Trezza, un piccolo paese siciliano nei pressi di Catania. Il romanzo ha un'impostazione corale, e rappresenta personaggi uniti dalla stessa cultura ma divisi dalle loro diverse scelte di vita, soverchiate comunque da un destino ineluttabile. Lo scrittore adotta la tecnica dell'impersonalità, riproducendo alcune caratteristiche del dialetto e adattandosi quanto più possibile al punto di vista dei differenti personaggi, rinunciando così all'abituale mediazione del narratore. L'opera va inserita nel Ciclo dei vinti, insieme a Mastro-don Gesualdo e a La Duchessa de Leyra, opere che affrontano il tema del progresso, visto dal punto di vista degli "sconfitti" di ogni strato sociale. La Duchessa de Leyra rimase solo abbozzato, mentre altri due romanzi previsti nel Ciclo (L'Onorevole Scipioni e L'uomo di lusso) non vennero neppure iniziati.

By : Giovanni Verga (1840 - 1922)

00 - Prefazione



01 - Capitolo Primo



02 - Capitolo Secondo



03 - Capitolo Terzo



04 - Capitolo Quarto



05 - Capitolo Quinto



06 - Capitolo Sesto



07 - Capitolo Settimo



08 - Capitolo Ottavo



09 - Capitolo Nono



10 - Capitolo Decimo



11 - Capitolo Undicesimo



12 - Capitolo Dodicesimo



13 - Capitolo Tredicesimo



14 - Capitolo Quattordicesimo



15 - Capitolo Quindicesimo


Presso il paese di Aci Trezza, nel catanese, vive la laboriosa famiglia di pescatori Toscano, soprannominata Malavoglia per antifrasi secondo la tradizione della 'ngiuria (una particolare forma di appellativo). Il patriarca della famiglia è l'anziano Padron 'Ntoni, vedovo, che vive presso la "Casa del Nespolo" insieme al figlio Bastiano, detto Bastianazzo, il quale è sposato con Maruzza, detta la Longa. Bastiano e Maruzza hanno cinque figli, in ordine di età: 'Ntoni, Luca, Filomena detta Mena o Sant'Agata, Alessio detto Alessi e Rosalia detta Lia. Il loro principale mezzo di sostentamento è la "Provvidenza", nome dato alla piccola imbarcazione che utilizzano per la pesca.

Nel 1863 'Ntoni, il maggiore dei figli, parte per la leva militare. È la prima volta che un membro della famiglia dei Malavoglia parte per la leva nell'esercito del Regno d'Italia, e sarà questo evento (che rappresenta simbolicamente l'irruzione del mondo moderno in quello rurale della Sicilia contemporanea) a segnare l'inizio della rovina della famiglia stessa. 'Ntoni, lavorando, aiutava economicamente la famiglia, come era usuale all'epoca e a causa della sua partenza come soldato questi guadagni vengono a mancare. Per sopperire a questa perdita, Padron 'Ntoni tenta quindi un affare comprando una grossa partita di lupini, peraltro avariati, da un compaesano usuraio, chiamato Zio Crocifisso per via delle sue continue lamentele e del suo perenne pessimismo. Il carico viene affidato a Bastianazzo perché si rechi con la Provvidenza a Riposto per venderlo, ma durante il viaggio via mare la barca subisce naufragio, Bastianazzo e il suo garzone muoiono e i lupini vanno persi. A seguito di questa sventura, la famiglia si ritrova con una triplice disgrazia: è morto il padre, principale fonte di sostentamento della famiglia, la Provvidenza va riparata, ed occorre pagare il debito dei lupini. Finito il servizio militare, 'Ntoni torna malvolentieri alla dura vita di pescatore alla giornata e non dà alcun sostegno alla già precaria situazione economica del nucleo familiare.

Le sfortune per la famiglia non terminano: Luca, uno dei nipoti, muore nella battaglia di Lissa (1866), e ciò determina anche la rottura del fidanzamento di Mena con Brasi Cipolla. Il risanamento del debito contratto con Zio Crocifisso costa alla famiglia anche la perdita dell'amata Casa del Nespolo, e la reputazione e l'onore della famiglia peggiorano fino a raggiungere livelli umilianti. Un nuovo naufragio della "Provvidenza" porta Padron 'Ntoni ad un passo dalla morte; Maruzza, la nuora, muore invece di colera. Il primogenito 'Ntoni decide di andare via dal paese per tentare di fare fortuna: una volta tornato ancora più impoverito, perde ogni desiderio di lavorare, dandosi all'ozio e all'alcolismo.

La partenza di 'Ntoni costringe nel frattempo la famiglia a vendere la Provvidenza per accumulare denaro al fine di riacquistare la Casa del Nespolo, mai dimenticata. La padrona dell'osteria Santuzza, già desiderata dal poliziotto Don Michele, si invaghisce invece di 'Ntoni (che intanto entra nel giro del contrabbando), mantenendolo gratuitamente all'interno del suo locale. La condotta di 'Ntoni e le lamentele del padre la convincono a distogliere le sue aspirazioni dal ragazzo e a richiamare Don Michele all'osteria. Ciò diventa origine di una rissa tra i due pretendenti, alla fine della quale 'Ntoni arriva a dare una coltellata al petto di Don Michele, nel corso di una retata anti-contrabbando. 'Ntoni finisce dunque in prigione e Padron 'Ntoni, accorso al processo e sentite le voci circa la relazione tra Don Michele e sua nipote Lia, sviene esanime. 'Ntoni riesce a evitare una forte condanna per motivi "d'onore": l'avvocato lascia intendere che la rissa fosse scoppiata perché 'Ntoni voleva difendere la reputazione della sorella Lia, della quale Don Michele si era invaghito, e che Lia aveva respinto.

Il salmodiare di Padron 'Ntoni, ormai molto anziano, si fa sconnesso, e i suoi proverbi (che accompagnano tutta la narrazione) iniziano a venire pronunciati senza cognizione di causa; per motivi anche di sopravvivenza (non è più in grado di lavorare), si decide di ricoverarlo in ospedale. Lia, la sorella minore, vittima delle malelingue e del disonore, decide di lasciare il paese e finisce a prostituirsi a Catania. Mena, a causa della vergognosa situazione della sorella, sceglie di rinunciare a sposarsi con il carrettiere Alfio Mosca, di cui è innamorata, e rimane ad accudire i figli di Alessi, il minore dei fratelli, che nel frattempo si è sposato con Nunziata e, continuando a fare il pescatore, è riuscito a ricostruire il nucleo familiare e a ricomprare la Casa del Nespolo, dove si è stabilito a vivere.

A questo punto ciò che resta della famiglia fa visita all'ospedale a Padron 'Ntoni, per informarlo che la Casa del Nespolo è di nuovo nelle loro mani e annunciargli un suo imminente ritorno a casa. È questa l'ultima gioia per il vecchio pescatore, che muore proprio nel giorno del suo agognato ritorno a casa: neanche il desiderio di morire nella casa dov'era nato viene dunque esaudito. Alla fine 'Ntoni, uscito di prigione, ritorna al paese, ma si rende conto di non potervi restare a causa del suo passato, per quanto il fratello Alessi lo inviti a farlo: con il suo comportamento egli si è auto-escluso dal nucleo familiare, rinnegando sistematicamente i suoi valori, ed è costretto ad abbandonare la sua casa proprio quando ha preso consapevolezza che essa era l'unico luogo in cui era possibile vivere degnamente.

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